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Nonostante gli sforzi di tanti governi e forze politiche per tenere la cosa nascosta, alla fine i social hanno avuto la meglio e sono riusciti a diffondere quanto sta accadendo a Cuba, dove da 4 giorni migliaia e migliaia di persone sono scese in strada per protestare in quella che è la più grande protesta di massa mai vista sull'isola negli ultimi 30 anni.

Con grandissimo rammarico, ma per nulla sorpreso, scopro che facendo una ricerca su Google, nessun quotidiano nazionale compare fra i primi risultati. Sul web si trovano si alcuni articoli, ma ovviamente i cosiddetti “main stream media” continuano a minimizzare, evitando di dare il risalto che merita alle notizie che arrivano dalla controversa isola caraibica.

Per chi non conosce bene la storia, ecco un brevissimo riepilogo: Cuba vive sottomessa al regime comunista fin dal lontano 1959 quando il dittatore Fidel Castro, insieme ad un certo Che Guevara, guidò una rivoluzione sanguinaria finendo per usurpare i poteri del Primo Ministro di allora. Da quel momento, il paese che si contraddistingueva da una economia vibrante e di successo, è stato letteralmente messo in ginocchio dal Marxismo e da tutte le sue amare conseguenze: povertà, scarsità di risorse, corruzione, soprusi e persecuzione, soprattutto verso coloro che hanno avuto negli anni il coraggio di opporsi apertamente e pubblicamente contro il regime.

Questo è esattamente il motivo per cui le proteste di questi giorni sono un fatto di estrema importanza: il movimento anti-comunista è sempre stato tenuto sotto controllo grazie ad una politica fatta di arresti, lockdown, coprifuoco e altre diavolerie. Finalmente però il popolo cubano, in massa, ha deciso di alzare la propria voce e dire "basta", anche a costo di mettere a rischio la propria vita. Ben presto le autorità hanno realizzato di poter fare ben poco contro la forza di una massa così imponente di persone.

In Italia, solo le testate indipendenti stanno cercando di dare voce al popolo cubano. I giornali nazionali principali si limitano a riportare poche e confuse informazioni. In alcuni casi, Big Tech e i main stream media hanno perfino cercato di insinuare che la colpa delle proteste sia la scarsità di vaccini per il Covid-19! Se non ci credete, guardate qua. Ci vuole poco per capire quanto subdolo sia il messaggio fornito da Twitter nel suo "news alert" mostrato praticamente sugli smartphone in tutto il mondo.

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La verità è una sola. Queste proteste hanno una cosa in comune: il desiderio di LIBERTÀ!

E non lo dico io, o tanti altri come me, nei loro blog, sui twitter o altri social, sempre se non bloccati o dove la censura non è (ancora) arrivata. Lo dicono i protestanti tramite i graffiti nelle strade cubane.

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Lo dicono tanti personaggi che hanno già subito la rappresaglia del governo Cubano, come ad esempio lo YouTuber arrestato durante una diretta sul suo canale. Lo dice il fatto che il governo Cubano ha sospeso i serevizi di internet in tutto il paese per prevenire il propagarsi delle informazioni e limitare che i social siano usati per organizzare le proteste.

A questo punto, la domanda è: cosa possiamo fare, noi, adesso, da qua?

Una domanda da un milione di dollari, probabilmente con tante risposte, nessuna facile, nessuna semplice, nessuna migliore delle altre. Per esempio, come sostiene qualcuno, sospendere l’embargo verso il paese sarebbe un buon punto di partenza. Imporre limitazioni commerciali equivale infatti a mettere un cappio al collo alla popolazione cubana, già disastrata e disagiata dalle politiche interne. Se un governo limita le libertà economiche dei propri cittadini, non vuol dire che altri paesi debbano fare la stessa cosa. La risposta alla tirannia non è infatti mai altra tirannia. Questa è una piccola grande lezione che i bambini dovrebbero imparare fin da piccoli, soprattutto leggendo il bellissimo sesto libro della nostra serie, ovvero “I gemelli Tuttle e la Regola Aurea”.

Sospendere l’embargo vorrebbe dire offrire ai cubani la possibilità di vivere il capitalismo e tutti i benefici che esso comporterebbe. Impedire l’utilizzo della tecnologia, la fornitura di adeguate cure mediche o la soppressione del libero commercio non è certamente il modo migliore per supportare coloro che combattono per ottenere la libertà. Purtroppo, la sospensione dell’embargo è qualcosa più grande di noi, verso cui non possiamo fare granché. D'altronde, come sostiene qualcun altro, l'embargo non ha devastato Cuba, il comunismo l'ha fatto. Pertanto, ciò che è nosro dovere fare, in qualità di sostenitori della libertà, è dare il nostro piccolo contributo, per esempio raccontando la verità a chi ci sta intorno, all’interno della nostra comunità, ai nostri amici, alla famiglia, ai nostri bambini.

Quando ero ragazzo, vedevo tanti amici e conoscenti indossare con orgoglio le magliette con il volto di Che Guevara ma senza sapere nulla di quello che quel personaggio rappresentava, quello che aveva fatto. E ancora oggi, le nuove generazioni fanno lo stesso, continuando ad esaltare chi ha fatto la storia, ma una storia basata su sangue, persecuzioni, torture, repressioni. Non possiamo più permetterlo. Il momento per iniziare delle conversazioni serie e oneste, seppure difficili, era IERI!!!

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I libri dei gemelli Tuttle sono pieni di storie e lezioni che hanno il potere di salvaguardare il futuro dei nostri figli ed evitare loro di cadere nel tranello del socialismo. Ogni libro della nostra serie porta un messaggio diverso, ma ognuno di questi messaggi ha un fattore comune: soltanto la libertà individuale è la risposta ai nostri problemi, e non un governo centrale sempre più forte e potente.

La speranza per un futuro migliore non è perduta, e le proteste in massa del popolo cubano ne sono la prova vivente. Dobbiamo aprire gli occhi, non fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia, girarci dall’altra parte e far finta di nulla, o ripetere la solita manfrina che il socialismo è una cosa buona, “il fatto è che non è mai stato applicato correttamente”. Sarebbe stupido pensare questo anche per un solo istante; sarebbe stupido pensare che tutto quello che è successo a Cuba, o in Venezuela o in qualunque altro paese socialista e comunista, non potrebbe mai accadere al nostro paese.

Non è più il tempo di stare seduti e rimanere a guardare passivamente. È tempo di dare il nostro contributo, seppur minimo, nella lotta in difesa della libertà. Dobbiamo farlo per noi, ma soprattutto per i nostri figli e per le generazioni future. Il tempo per iniziare a discutere, leggere, informarsi, scambiarsi opinioni era IERI. Per far cadere, OGGI, le barriere dell’ignoranza… Inizia da qua, "I gemelli Tuttle e la Regola Aurea" e vedrai che la strada per la libertà non è poi così difficile.

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Marco

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